Il desiderio di costruire una famiglia è naturale e la voglia di diventare genitori ad un certo punto della vita è istintiva e qualunque ostacolo che impedisca la realizzazione di tale progetto viene vissuto con enorme sofferenza.
L’infertilità maschile, femminile o di coppia alle volte viene vissuta come un impedimento insormontabile e si finisce con il rinunciare al proprio sogno. La medicina della riproduzione ha negli anni elaborato metodiche di fecondazione assistita che arrivano in soccorso a tutte quelle coppie che vivono difficoltà di concepimento, offrendo diverse possibilità di approccio terapeutico alla problematica di infertilità.
Nella trentennale esperienza del Centro Clinico San Carlo di Torino, si è sviluppato un iter di assistenza alle coppie in cerca di una gravidanza, che ha come punti focali la conoscenza del vissuto della coppia, l’elaborazione di un programma terapeutico personalizzato e la scelta del miglior trattamento di procreazione assistita, nel rispetto della fisiologia dell’uomo e della donna.
FECONDAZIONE ASSISTITA: COME?
Per avviare un percorso di fecondazione assistita presso il Centro Clinico San Carlo di Torino, le coppie fissano una consulenza preliminare volta ad inquadrare la situazione dei due partners e a fare una diagnosi precisa di infertilità.
Possono presentarsi problematiche di infertilità femminile (amenorrea, ridotta riserva ovarica, fattori endocrino-ovulatori, endometriopatie, ecc…), di infertilità maschile (azoospermia, oligospermia, astenospermia, teratospermia, ecc…) o di infertilità idiopatica (situazioni in cui la causa dell’infertilità è sconosciuta) e la scelta della tecnica di fecondazione assistita più adatta dipende proprio dal tipo di infertilità che la coppia presenta.
Talora, prima di stabilire con precisione il percorso di fecondazione assistita più adatto, possono essere necessari degli approfondimenti diagnostici, che possono spaziare da esami ecografici e strumentali ad indagini di laboratorio, a seconda dei casi.
Il Centro Clinico San Carlo di Torino offre alle coppie la possibilità di concentrare in un unico incontro l’esame della componente maschile (spermiogramma con spermiocoltura e spettrofotometria del liquido seminale) e l’analisi dell’apparato genitale femminile (ecografia transvaginale 2-3D), in modo da avere sin da subito un quadro clinico chiaro che consenta di pianificare in tempi brevi una fecondazione assistita.
FECONDAZIONE ASSISTITA: QUALE TECNICA?
Nelle coppie in cui non sussistono problematiche particolari, le tube sono pervie, la funzionalità ovarica è conservata e il liquido seminale è adeguato, si può programmare una tecnica di fecondazione assistita di I livello: l’inseminazione intratubarica (ITI).
Tale tecnica è quella che si avvicina di più ad una fecondazione naturale: il liquido seminale capacitato in laboratorio viene depositato a livello tubarico, dove avverrà la fecondazione mediante fusione con un ovocita maturo liberato a seguito di scoppio di un follicolo.
Si tratta di una metodica non invasiva, che non necessita di sedazione e che non comporta particolari accorgimenti nella vita quotidiana della donna. Dopo circa 14 giorni dalla ITI, un esame del sangue (beta-hcg) ci dirà se una nuova vita è iniziata.
Quando invece le cause dell’infertilità risiedono in fattori più complessi, che siano essi femminili (ad esempio: ridotta riserva ovarica, danni tubarici, ecc) o maschili (alterazioni importanti nel numero, della motilità e/o nella morfologia spermatica), si ricorre alle tecniche di fecondazione assistita di II livello: la FIVET e la ICSI/PICSI.
Gli ovociti vengono prelevati mediante agoaspirazione dei follicoli ovarici per via transvaginale e si sottopongono ad inseminazione in vitro con il liquido seminale capacitato.
Nella FIVET ovocita e spermatozoi vengono posti in contatto all’interno di una piastra di coltura e si attende che la fecondazione dell’ovulo avvenga spontaneamente.
Nella ICSI ogni singolo ovocita viene inseminato con singoli spermatozoi selezionati, o mediante selezione tradizionale (ICSI) o mediante selezione fisiologica con acido ialuronico (PICSI).
In entrambi i casi, l’embrione che si genera viene trasferito nell’utero materno perché si stabilisca quella fitta “rete di comunicazione” che permetterà l’annidamento e quindi l’inizio della gravidanza.