Tre piante in pillole per avere figli: una arriva dai 4000 metri delle Ande, le altre due dall’Amazzonia. Articolo tratto da “La nuova Metropoli” del 15 luglio 2004
Torino – Cè un medico, a Torino, che realizza i sogni. Non quelli dei malati terminali, che magari sanno di avere un tumore e si aggrappano inutilmente alla vita con tutte le loro forze: per loro ci vorrebbe un miracolo e i miracoli, si sa, non sono di questo mondo.
Lui realizza i sogni di tante coppie che vorrebbero sentirsi chiamare papà e mamma ma non riescono ad avere figli, passano da uno specialista all’altro ma alla fine si sentono dire sempre la stessa frase, che suona come una condanna: “Rassegnatevi, è impossibile. L’unica strada, per voi, è l’adozione”.
E invece non è l’unica strada: il prof. Giovanni Menaldo è già riuscito a far nascere 120 bimbi che, senza le sue tecniche innovative, non sarebbero mai nati. In fondo, è un po’ come se fossero anche figli suoi. Su una parete del centro in cui lavora, in via Michelangelo Buonarroti 3/c, ha appeso un collage di foto di quei bimbi, arrivati in questo mondo grazie a lui per rendere felici coppie che ormai stavano perdendo la speranza, o l’avevano già persa del tutto.
Un mago? Una specie di stregone? Niente di tutto questo. Il prof. Menaldo (52 anni, sposato con Nancy, 31 una splendida peruviana che gli fa anche da assistente) è direttore del l’Istituto di Medicina della Riproduzione di Torino e docente di Tecnologie biomediche all’Università di Milano: un medico di chiara fama, insomma. Vanno a trovarlo ormai da tutta Italia e da mezza Europa, ha pazienti che arrivano persino dalla Nuova Zelanda. Si presentano da lui in due e, quasi sempre, quando la cura finisce stanno per diventare tre. Se non è un miracolo, poco ci manca.
Ma qual è il suo segreto? Il primo aiuto viene dalla natura, cioè da tre piante: la maca, innanzitutto, che si trova sulle Ande peruviane, sopra i quattromila metri, e poi la dracontium loretense e il camu-camu, che arrivano dall’Amazzonia. “sono piante – spiega il Prof. Menaldo – che hanno proprietà stupefacenti. Il loro estratti, somministrati sotto forma di capsule polarizzate, possono risolvere molti problemi sia all’aspirante papà che all’aspirante mamma. Cominciamo a parlare dell’aspirante papà, visto che se un figlio non arriva sette volte su dieci dipende proprio da lui. Gli spermatozoi possono essere deboli, o dotati di una scarsa motilità: per questi motivi non hanno la forza, per così dire, di raggiungere l’obiettivo. Gli estratti di queste piante li rinforza e ne aumenta notevolmente il potere fecondante. La terapia dura tre mesi: tre capsule al giorno, nessun effetto collaterale.”
“Nella donna- prosegue il prof. Menaldo- gli estratti di queste piante stimolano i follicoli a produrre ovociti maturi”. Naturalmente, le piante da sole non basterebbero: “La mia metodologia è completata dall‘inseminazione intratubarica, anziché da quella uterina: gli spermatozoi più attivi vengono introdotti direttamente nelle tube, dove avviene l’incontro con gli ovociti.
E’ ovvio che questo tipo di inseminazione non si può neppure tentare se la donna ha entrambe le tube occluse, oppure se l’uomo non raggiunge neppure il milione di spermatozoi, visto che la media è intorno ai cinquanta milioni.”
Se il primo tentativo non ha successo, se ne fa un secondo: e nel settanta per cento dei casi si ottiene la gravidanza, che viene poi portata a termine senza particolare problemi. Molte volte sono riuscite ad avere un figlio anche donne che avevano abbondantemente superato i quarant’anni. Persino loro, che pur di sentirsi chiamare mamma sarebbero state disposte ad accettare un donatore esterno, hanno coronato il loro sogno grazie al prof. Menaldo.
Ma ascoltiamo una testimonianza diretta. Barbara Verza, una signora di Vigevano, era affetta da una patologia chiamata amenorrea primaria, cioè era totalmente priva di mestruazioni: nessuna possibilità, quindi , di portare avanti una gravidanza, ma neppure di restare incinta. Racconta: “Ma io e mio marito eravamo decisi a percorrere ogni strada possibile, prima di arrenderci. Finii persino in una clinica milanese in cui cercarono di curarmi, per quasi un mese, con dosi di ormoni da cavallo: dodici fiale al giorno, un’enormità. Niente da fare neppure così, mi sembrava di continuare a sbattere la testa contro un muro, ero demoralizzata, mi sentivo sconfitta. Poi mi rivolsi al prof. Menaldo. E’ nato Saul, sono felice”. E’ la felicità che solo il sorriso di un bimbo può dare.
Una vittoria tira l’altra, come le ciliegie, ed il prof. Menaldo è già arrivato a 120 e non ha lacuna intenzione di fermarsi, perché ogni bimbo che nasce e una gioia in più che riesce a dare, è un piccolo miracolo in più che riesce a fare. Per quei 120 bambini è un secondo papà col camice bianco.
La “maca” è anche una pianta afrodisiaca
La prima pianta che il prof. Menaldo ha usato per i suoi pazienti è la maca, della specie “lepidium meyenii walp peruvanum”. Si trova sulle Ande peruviane, normalmente sopra i quattromila metri. La maca è nota da secoli per la sua proprietà di aumentare la fertilità negli animali e nell’uomo. E’ chiamata “pianta della vita”, ma anche “pianta della felicità”, perché ha notevoli effetti afrodisiaci. Gli inca la consideravano un dono degli dei e la usavano anche per i pagamenti, come confermano antichi registri coloniali spagnoli. Più piante di maca riuscivi a trovare, a quei tempi, e più venivi considerato ricco.
Il prof. Menaldo, convinto che esistessero altre piante con caratteristiche simili, ne ha studiate poi diverse amazzoniche e ne ha trovate due che, unite alla maca, hanno dato tassi di gravidanza eccezionali: sono la dracontium loretense e il camu-camu. Gli estratti di queste tre piante vengono somministrati ai pazienti sotto forma di capsule polarizzate. Possono essere utili sia all’uomo, che magari ha spermatozoi deboli o con scarsa motilità, sia alla donna.
Maurizio Caravella