Intervista su “Donna Moderna” del 26-06-2001: “Quando il bimbo non arriva”

QUANDO IL BIMBO NON ARRIVA

Non restate incinte? Ci sono sette probabilità su dieci che sia lui ad avere un problema. Ma l‘infertilità maschile si può risolvere quasi sempre. Con gli esami mirati e le cure giuste.

Lo dicono gli specialisti: se un figlio non arriva è meglio prima di tutto controllare lo stato di salute dell’uomo. In sette casi su dieci, infatti, l’infertilità dipende da lui. Il dato è stato confermato in un recente convegno internazionale che si è tenuto a Boston. Gli esperti, però, precisano che non è il caso di allarmarsi: non è sempre necessario ricorrere alla fecondazione assistita. “L‘infertilità maschile ha molte cause” spiega Giovanni Menaldo, direttore dell’Unità di medicina della riproduzione del Centro San Carlo di Torino.
“E, nella maggior parte dei casi, si risolve con i farmaci, o con un semplice intervento chirurgico”. Ma cosa fare, in pratica, se il bimbo non arriva? Il primo esame al quale lui deve sottoporsi è lo spermiogramma, cioè l’analisi del liquido seminale che permette di verificare lo stato di salute degli spermatozoi. Se l’analisi evidenzia un problema, bisogna rivolgersi a un fisiopatologo della riproduzione o a un andrologo. Che stabilirà i successivi esami da fare.

Tutti i test

Alcuni problemi possono essere individuati dallo specialista già durante la visita. Ma anche in questo caso il medico consiglia di fare esami che possano confermare la sua diagnosi. Ecco allora quali sono questi test e come si eseguono.
Spermiocultura. “È l’esame che il medico prescrive se ha il dubbio che la sterilità sia legata a una prostatite, cioè un’infiammazione della prostata” spiega Menaldo. La prostata, che è la ghiandola che si trova sotto la vescica, produce il liquido seminale che, durante l’eiaculazione, viene “arricchito” con gli spermatozoi secreti dai testicoli. In chi soffre di prostatite gli spermatozoi possono perdere la loro efficacia. Per effettuare l’esame si raccoglie un campione di liquido seminale e si consegna al laboratorio. Dove viene analizzato per stabilire se c’è un’infezione e quale batterio ne è responsabile.
Eco-doppler dei vasi spermatici. “Verifica la circolazione del sangue nella zona del basso ventre e del pene” dice Menaldo. “Serve per confermare la diagnosi di varicocele, cioè di una dilatazione delle vene nei testicoli. Il ristagno di sangue che si crea fa aumentare la temperatura all’interno dei testicoli, danneggiando la produzione di spermatozoi e aumentando il rischio di sterilità“. L’esame è assolutamente indolore: viene eseguito con un apparecchio collegato, attraverso un cavo, a una specie di mouse che il medico passa sulla zona da esaminare. Le immagini della circolazione del sangue vengono trasmesse al computer. Che le elabora e segnala immediatamente eventuali problemi.
Dosaggio ormonale. Se il medico non sospetta una prostatite o un varicocele, probabilmente prescriverà il dosaggio ormonale. È un esame del sangue da fare la mattina a digiuno. “Serve per controllare la presenza di due ormoni: quello
follicolostimolante, o Fsh, e quello luteinizzante, o Lh” continua Menaldo. “Se le concentrazioni di queste sostanze sono alterate, gli spermatozoi si muovono più lentamente e quindi fanno fatica a fecondare l’ovulo”.
Computer assisted semen analyzer. È l’esame più approfondito che si fa dopo aver escluso le altre cause. “Si esegue su un campione di sperma, per valutare il numero, il movimento e la forma degli spermatozoi” spiega Fulvio Ferrara, responsabile della sezione infertilità del servizio integrato di medicina di laboratorio dell’Ospedale San Raffaele di Milano. “Si usa un sofisticato microscopio che stabilisce con esattezza se esistono alterazioni. È un esame nuovissimo e viene fatto solo in alcuni laboratori di infertilità maschile.

Tutte le soluzioni

Una volta stabilita la causa dell’infertilità, si passa alle cure. Eccole, malattia per malattia.
La prostatite. “Quasi sempre è causata dalla stitichezza” spiega Emanuele Montanari, dell’Istituto di urologia dell’Università degli studi di Milano. “O dipende da infezioni trasmesse con i rapporti sessuali”. Si cura con antibiotici, da prendere per due settimane.

Il varicocele. “La soluzione è chirurgica” dice Menaldo. “L’intervento è semplice e indolore e consiste nel “riportare” le vene alla giusta dimensione. Si fa in anestesia locale e, di solito, in day-hospital”. Per ritornare fertili dovete, però, aspettare tre mesi, quando l’organismo sostituirà i vecchi spermatozoi con altri nuovi.

L’ipogonadismo. Il disturbo dipende dagli squilibri ormonali. “Valori troppo alti o troppo bassi di ormoni portano allo stesso risultato: i testicoli non lavorano come dovrebbero e gli spermatozoi sono pochi. E per giunta lenti” puntualizza Menaldo. “La cura, però, è diversa”. Se la concentrazione ormonale è eccessiva, si ricorre all’inseminazione artificiale: da un campione di spermatozoi si prelevano solo quelli attivi, da usare per la fecondazione. “Se il valore degli ormoni è basso, invece, si può ricorrere a una cura farmacologica” continua Menaldo. “Bastano tre iniezioni alla settimana per tre mesi, per riequilibrare i valori”.

L’oligospermia. “Gli spermatozoi possono essere pochi e lenti anche per cause non identificabili” dice Menaldo. “In questo caso si parla di oligospermia. Se sono pochi, la cura è ancora una volta la fecondazione assistita. Se sono solo lenti c’è, invece, una cura all’avanguardia. Tutti i giorni, per tre mesi, si prendono due, tre capsule di Maca. È una pianta che proviene dalle Ande e che stimola l’attività degli spermatozoi”. Secondo uno studio dell’Università di Milano, il Maca si è rivelato efficace nel 55 per cento dei casi, contro il 20 per cento di successo delle cure tradizionali.
27.06.2001

Cinzia Testa