La fecondazione assistita in vitro è un insieme di metodiche che permette di realizzare in laboratorio ciò che naturalmente avverrebbe a livello tubarico in una fecondazione naturale: lo spermatozoo incontra l’ovocita e penetra al suo interno fecondandolo.

Fecondazione in vitro – fonte www.babyment.com

Le coppie che hanno avuto una diagnosi di infertilità e che quindi ricorrono alla fecondazione assistita sono in aumento; quando le tecniche di fecondazione assistita di primo livello (inseminazione intrauterina e inseminazione intratubarica) non sono applicabili o non hanno avuto successo, è necessario ricorrere a metodiche di procreazione medicalmente assistita in vitro: FIVET – ICSI – PICSI.

Si tratta essenzialmente di tecniche volte ad ottenere la fecondazione dell’ovocita al di fuori del corpo materno, per poi programmare il trasferimento in utero dell’embrione che si genera.

L’intera procedura si svolge in un laboratorio di PMA (procreazione medicalmente assistita), in condizioni ottimali per lo sviluppo di un embrione che abbia le potenzialità biologiche di impiantarsi correttamente all’interno dell’utero materno e di dare un bimbo in braccio.

 

FECONDAZIONE IN VITRO: QUANDO FARLA

 Vengono indirizzate alla fecondazione in vitro le coppie a cui viene diagnosticata una infertilità che non può essere risolta né con terapie di supporto, né con tecniche di PMA più semplici (inseminazione).

In particolare, si ricorre alla fecondazione in vitro quando:

-la donna presenta una infertilità da fattore tubarico, per cui una gravidanza naturale non sarebbe possibile e non sarebbe programmabile nemmeno una fecondazione assistita mediante inseminazione

-la donna ha una diagnosi di infertilità da fattore ovulatorio: con la fecondazione in vitro si verifica direttamente la presenza degli ovociti all’interno dei follicoli ovarici e si ha quindi il controllo della fertilizzazione dei singoli ovociti

-la componente maschile presenta delle problematiche nei parametri seminali e pertanto è indispensabile la selezione diretta degli spermatozoi per la fertilizzazione degli ovociti-la coppia ha una diagnosi di infertilità idiopatica, ma le tecniche di primo livello hanno dato degli insuccessi e dunque è indicato passare alla fecondazione in vitro.

 

FECONDAZIONE IN VITRO: CHE COS’E’ E COME AVVIENE

 Le tecniche di fecondazione in vitro sono essenzialmente due: la FIVET (Fecondazione in vitro ed embryo-transfer) e la ICSI (iniezione intracitoplasmatica dello spermatozoo).

Le coppie che ricorrono ad una fecondazione in vitro vengono accompagnate in un percorso fatto di 3 tappe principali, che possiamo schematicamente riassumere nel modo seguente:

  1. Stimolazione dolce delle ovaie
  2. Prelievo degli ovociti
  3. Embryo-transfer

Preparazione alla fecondazione in vitro: stimolazione dolce delle ovaie

Con un piano terapeutico specifico, si mira ad ottenere una crescita multipla dei follicoli e dunque la possibilità di recuperare più ovociti. Come da progetto terapeutico personalizzato, la donna al suo domicilio inizia la terapia elaborata appositamente per lei e programma un primo controllo di monitoraggio follicolare attorno all’8° giorno del ciclo. Possono essere necessari 2-3 controlli durante la terapia di stimolazione, in modo da seguire passo dopo passo la risposta ovarica ed individuare il momento migliore per l’aspirazione dei follicoli, il cosiddetto “pick-up ovocitario”.

La stimolazione ovarica non è d’obbligo: ci sono infatti casi in cui è preferibile, per ragioni mediche o per scelta della paziente, programmare una fecondazione in vitro sul ciclo naturale della donna, pertanto al massimo si otterrà un singolo ovocita da inseminare.

Fecondazione in vitro: stimolazione ovarica
– fonte www.fondazioneserono.org

Prima tappa operativa della fecondazione in vitro: pick-up ovocitario

Nella data stabilita, attorno al 12°/13° giorno del ciclo, si procede alla puntura dei follicoli ovarici e all’aspirazione del liquido follicolare per la ricerca degli ovociti. Si tratta di una procedura che avviene in anestesia locale e blanda sedazione, quindi la donna non avverte nessun dolore e, dopo una degenza di un paio di ore, viene dimessa. Intanto il partner maschile fornisce il campione di liquido seminale che in laboratorio viene trattato per essere utilizzato nella fecondazione in vitro. Il fluido follicolare viene esaminato in laboratorio e gli ovociti presenti vengono preparati per la fertilizzazione mediante FIVET o ICSI/PICSI. Nella FIVET gli ovociti e gli spermatozoi vengono posti a contatto e si attende che la fecondazione avvenga spontaneamente, mentre nella ICSI è il biologo a selezionare un singolo spermatozoo da iniettare all’interno del singolo ovocita. In entrambi i casi, il giorno seguente si verifica l’avvenuta fertilizzazione.

Fecondazione in vitro: FIVET
Fecondazione in vitro: ICSI

Conclusione della fecondazione in vitro: embryo-transfer

Nei 3-5 giorni successivi alla fecondazione in vitro, il biologo segue lo sviluppo degli embrioni e si programma il trasferimento di essi in utero. Come da normativa, vengono trasferiti in utero al massimo 3 embrioni, ma in genere si effettua il transfer di 1-2 embrioni e si procede alla crioconservazione degli eventuali embrioni soprannumerari. L’embryo-transfer è lo step finale del percorso di fecondazione in vitro: è una procedura non fastidiosa e non dolorosa, che le donne vivono come una comunissima visita ginecologica. Dopo 30-45 minuti si hanno le dimissoni e inizia un periodo di circa due settimane, durante il quale la donna segue una terapia domiciliare fino al momento di verificare con un esame del sangue, il betahcg, se la fecondazione in vitro ha dato i suoi frutti e se una nuova vita si sta sviluppando nel grembo materno.

 

FECONDAZIONE IN VITRO: LA MEDICINA INFORMAZIONALE, CHE AGGIUNGE LA COMPONENTE BIOFOTONICA A QUELLA BIOCHIMICA,  INCREMENTA I TASSI DI SUCCESSO

Il Centro Clinico San Carlo di Torino da anni porta avanti una tipologia di fecondazione in vitro dolce con l’ausilio della medicina integrata e della medicina informazionale, una combinazione di tecniche innovative che hanno dato e continuano a dare risultati molto soddisfacenti ed i numerosi bambini nati da questa sinergia di medicina accademica e medicina naturale ne sono la prova.

Due sono gli aspetti che il Prof. Menaldo valorizza come chiave del successo di tale metodica:

  • personalizzazione del progetto terapeutico con stimolazione ovarica minima con gonadotropine a basso dosaggio e fitoterapia: come riportato dai numerosi studi presentati, la somministrazione di prodotti fitoterapici sia al partner maschile che alla partner femminile, produce sensibili miglioramenti qualitativi nei parametri seminali e nella qualità biologica degli ovociti
  • medicina informazionale: perché l’organismo femminile non rigetti l’embrione e anzi ne accetti l’impianto, è stata messa a punto una innovativa tecnica biofisica che permette la trasmissione del segnale bioenergetico maschile al corpo della donna. Questo consente al liquido seminale di non essere trattato come estraneo, ma di essere riconosciuto dall’ovocita prima e dall’utero poi come “self”: ciò si traduce in una corretta fertilizzazione dell’ovocita ed in una aumentata probabilità di impianto dell’embrione che si genera.