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FECONDAZIONE ASSISTITA ETEROLOGA: L’OVODONAZIONE
La fecondazione assistita eterologa con ovodonazione è oggi per molte coppie l’unica possibilità di realizzare un progetto di maternità: la ricerca di una gravidanza in età sempre più avanzata, le problematiche genetiche legate all’infertilità, i casi di menopausa precoce, sono soltanto alcune delle motivazioni per cui sempre più spesso le coppie si trovano a cercare una soluzione alternativa alla fecondazione assistita omologa per raggiungere l’obiettivo di diventare genitori.
Fino a 4 anni fa, e più precisamente fino all’abrogazione della legge 40 il 09/04/2014, le coppie italiane che non avevano possibilità di gravidanza con la fecondazione assistita omologa erano costrette ad affrontare viaggi alla volta di altri Paesi europei per intraprendere un percorso di fecondazione eterologa.
Il Centro Clinico San Carlo, uno dei primi in Italia a recepire la sentenza 162/2014 della Corte Costituzionale, ha da subito offerto alle coppie che presentavano tutti i requisiti secondo normativa la possibilità di ricorrere ad un trattamento di fecondazione eterologa in Italia.
Fecondazione eterologa con ovodonazione le tappe del percorso per coronare il sogno di MATERNITÀ
DIAGNOSI
Le coppie che si rivolgono al Centro Clinico San Carlo di Torino per avviare il percorso di fecondazione eterologa con ovodonazione sono coppie infertili maggiorenni, eterosessuali, coniugate o stabilmente conviventi, in ottemperanza alle normative vigenti. Secondo quanto riportato nelle linee guida diramate dalla Regione Piemonte, non esiste un limite di età netto per le donne che si sottopongono al trattamento di fecondazione eterologa, ma si considera valida la soglia ragionevole dei 50 anni di età per procedere con l’ovodonazione.
Le donne che possono accedere all’ovodonazione presentano una condizione di infertilità dovuta a:
- età riproduttiva avanzata
- ridotta riserva ovarica
- menopausa precoce
- poliabortività
- pregressi fallimenti di procreazione assistita omologa con ovociti e/o embrioni di scarsa qualità biologica
- ipogonadismo ipogonadotropo
- difetti genetici o familiarità per patologie genetiche
Sul versante femminile, accertata la necessità di ricorrere ad una fecondazione eterologa con ovodonazione, l’attenzione si sposta quindi sull’utero, sulle sue caratteristiche morfologiche (forma e dimensioni), sulla eventuale presenza di fibromi, polipi e sulla struttura dell’endometrio: questi approfondimenti diagnostici sull’utero e sull’endometrio sono fondamentali per stabilire se la donna è in condizioni tali da favorire l’instaurarsi di una gravidanza e se il suo utero ha una conformazione idonea a portare a termine la gravidanza.
Gli esami che, a seconda dei casi, potrebbero essere eseguiti per completare il quadro sono:
- sonoisterografia 2-3D: studio della cavità uterina interna mediante instillazione di soluzione fisiologica sterile con microcatetere per via transvaginale con lo scopo di verificare l’elasticità e la distensibilità dell’utero, indagare il rapporto di eventuali fibromi con la cavità uterina interna, ed esercitazione una azione di lavaggio della cavità uterina (washing)
- isteroscopia diagnostica e/o operativa indolore: esame più approfondito volto all’indagine della cavità uterina interna con isteroscopio per via transvaginale con lo scopo di identificare e, se possibile, correggere eventuali malformazioni uterine interne come setti e sinechie e rimuovere eventuali polipi dell’endometrio
- scratching dell’endometrio con ricerca di linfociti natural killer: in alcuni casi, il mancato attecchimento embrionario può essere spiegato con la presenza di linfociti natural killer a livello endometriale e si rende dunque necessaria la messa a punto di un progetto terapeutico specifico per neutralizzare i linfociti NK. L’esame istologico e la ricerca specifica dei natural killer vengono eseguiti su un microprelievo bioptico dell’endometrio eseguito mediante scratching (letteralmente “graffio”) che favorisce inoltre l’incremento della recettività endometriale mediante processi rigenerativi del tessuto sottoposto al “graffio”.
La valutazione della coppia infertile prosegue con indagini riguardanti il partner maschile: è necessario eseguire un esame approfondito del liquido seminale (spermiogramma + spermiocoltura + Mar-test + spettrofotometria) e opportuni esami genetici (cariotipo, fibrosi cistica ed in alcuni casi anche microdelezioni del cromosoma Y), volti ad escludere eventuali problematiche genetiche di fertilità anche sul versante maschile.
OVODONAZIONE – LA RICERCA DELLA DONATRICE
La donatrice compatibile deve essere una donna il cui gruppo sanguigno presenti compatibilità col gruppo sanguigno di entrambi i partner della coppia ricevente e che abbia delle caratteristiche fenotipiche il più affini possibile a quelle della donna ricevente.
A tal fine, vengono raccolte le caratteristiche della coppia:
- altezza, peso
- razza e colore della pelle
- colore degli occhi
- colore e tipo di capelli
- gruppo sanguigno e fattore Rh
Sulla base di queste caratteristiche si effettua la ricerca della donatrice.
Gli ovociti impiegati nella fecondazione eterologa con ovodonazione possono essere:
- ovociti provenienti da una banca di gameti: la carenza attuale di donatrici in Italia obbliga nella maggior parte dei casi a ricorrere a banche di gameti estere, a cui si rivolgono donne fertili molto giovani che effettuano una donazione spontanea ed anonima dei propri ovociti. Il Centro Clinico San Carlo ha avviato dal 2014 una collaborazione con una banca di gameti europea che risponde a tutte le nuove normative e leggi italiane attualmente vigenti
- ovociti provenienti da donne che hanno crioconservato in passato ovociti presso il Centro Clinico San Carlo di Torino e che decidono, non volendo più utilizzarli, di donarli a favore di coppie che si sottoporranno a fecondazione eterologa femminile
- ovociti provenienti da egg-sharing: si tratta di ovociti sovrannumerari prodotti da donne che si sottopongono a cicli di PMA omologa e che decidono di donarli a favore di coppie che eseguiranno fecondazione eterologa con ovodonazione
Ricordiamo che, dato l’anonimato obbligatorio delle donazioni di gameti, non è possibile il ricorso ad ovociti provenienti da un familiare della coppia ricevente, né l’accesso all’identità delle donatrici.
Individuata una donatrice compatibile con la coppia ricevente, si dà inizio al programma di fecondazione eterologa con ovodonazione.
OVODONAZIONE – GLI ESAMI NECESSARI
La coppia che intraprende un percorso di fecondazione eterologa con ovodonazione, deve sottoporsi ad una serie di esami di screening specifici ed obbligatori, che possono essere riepilogati nello schema che segue:
Partner femminile | Partner maschile |
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Gli esami colturali (tampone vaginale completo e spermiocoltura completa), il pap-test, l’HPV-test, l’ecografia mammaria ed i test genetici possono essere effettuati presso il Centro Clinico San Carlo di Torino o in laboratori a scelta della coppia, unitamente agli esami ematochimici e sierologici.
OVODONAZIONE: IL PROGETTO TERAPEUTICO
Il progetto terapeutico stilato per la donna che si sottopone ad ovodonazione è incentrato su terapia di preparazione dell’endometrio.
In alcuni casi si decide di agire su ciclo spontaneo, senza quindi ricorrere a terapie farmacologiche per preparare l’endometrio all’embryo-transfer.
In altre circostanze invece si avvia una terapia a base di estradiolo, progesterone e medicina naturale, per lo più per via orale, a partire dal primo giorno del ciclo mestruale della donna; nelle situazioni di amenorrea, la terapia viene iniziata indipendentemente dal ciclo mestruale.
Lo scopo della terapia di supporto è l’ottenimento di un endometrio trilineare di buona qualità biologica e di uno spessore tale da favorire la recettività e consentire l’attecchimento embrionario.
Si affianca alla medicina classica, la medicina integrata: il Centro Clinico San Carlo di Torino da anni associa fitoterapia ed omeopatia alla medicina tradizionale con risultati sempre in crescita.
OVODONAZIONE: LE TAPPE PER ARRIVARE ALL’EMBRYO-TRANSFER
Attorno al 10° giorno di preparazione dell’endometrio, la donna viene sottoposta ad una ecografia transvaginale 2-3D di monitoraggio dell’endometrio. Ciò consente di controllare l’efficacia della terapia in corso ed eventualmente di integrarla.
Attorno al 15° giorno di trattamento, si effettua una seconda ecografia transvaginale 2-3D di controllo dell’endometrio: se l’endometrio è congruo, si procede con la fertilizzazione degli ovociti con gli spermatozoi del partner maschile mediante ICSI-PICSI.
La coltura prosegue in laboratorio fino ad un massimo di 5 giorni (stadio di blastocisti) per poi procedere con l’embryo-transfer ecoguidato.
OVODONAZIONE: I GIORNI SUCCESSIVI ALL’EMBRYO-TRANSFER
La paziente, lasciata a riposo dopo il transfer per favorire l’attecchimento, viene congedata con una terapia di supporto che dovrà portare avanti finchè non si saprà se il test di gravidanza avrà dato esito positivo e comunque un supporto è necessario sino al 3° mese di gravidanza.
La vita della donna nei giorni successivi all’embryo-transfer è una vita normale, in cui andranno evitate le attività sportive, i lavori eccessivamente pesanti, gli sforzi fisici ed i bagni in piscina.
Dopo circa 14 giorni dall’embryo-transfer, la donna effettua un prelievo di sangue per il dosaggio del beta-hcg, il cui valore positivo è indice di inizio gravidanza.
In caso di beta-hcg positivo, dopo circa 4 settimane dall’embryo-transfer si effettua una ecografia transvaginale di controllo per verificare la presenza della camera ovulare, dell’embrione e dell’attività cardiaca embrionale.
OVODONAZIONE: LE PERCENTUALI DI SUCCESSO
Il successo di una ovodonazione non può essere mai garantito al 100%, ma presso il Centro Clinico San Carlo la percentuale di bimbi in braccio con ovodonazione è ancora più alta che nella fecondazione omologa.
OVODONAZIONE: I BIMBI NATI DA FECONDAZIONE ETEROLOGA
Ad oggi, presso il Centro Clinico San Carlo di Torino le fecondazioni eterologhe con ovodonazione che hanno portato ad avere un bimbo in braccio sono numerosissime.
I bimbi nati sono tutti sani, in perfetta salute e stupendi!
Le mamme, che non sono semplicemente un contenitore, stabiliscono per tutta la gravidanza un legame fisico ed emotivo con il feto che portano in grembo: le gestanti, pur non avendo utilizzato i propri ovociti, sono in grado di modulare l’espressione genica dell’embrione e non è infrequente l’esistenza di somiglianze in alcuni tratti fisici tra madre e figlio, anche nei trattamenti di ovodonazione.
NORMATIVA DI RIFERIMENTO
- Sentenza della Corte Costituzionale n°162 del 09/04/2014
- G.R. n° 12-311 del 15/09/2014 “Recepimento dell’accordo interregionale approvato in data 4 settembre 2014 dalla Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome – Atto Rep. 14/09/CR02/C7SAN4 – sulle problematiche relative alla Fecondazione Eterologa a seguito della sentenza della Corte Costituzionale n° 162/2014”
- Direttiva 2006/17/CE di attuazione della direttiva 2004/23/CE del Parlamento europeo e del Consiglio in materia di donazione, approvvigionamento e controllo di tessuti e cellule umani
- Decreto legislativo n°191 del 06/11/2007 “Attuazione della direttiva 2004/23/CE sulla definizione di norme di qualità e di sicurezza per la donazione, l’approvvigionamento, il controllo, la lavorazione, la conservazione, lo stoccaggio e la distribuzione di tessuti e cellule umani”
- Decreto legislativo n° 16 del 25/01/2010 “Attuazione delle direttive 2006/17/CE e 2006/86/CE, che attuano la direttiva 2004/23/CE per quanto riguarda le prescrizioni tecniche per la donazione, l’approvvigionamento e il controllo di tessuti e cellule umani, nonché per quanto riguarda le prescrizioni in tema di rintracciabilità, la notifica di reazioni ed eventi.
- Direttiva (UE) della Commissione dell’8 aprile 2015 che modifica la direttiva 2006/86/CE per quanto riguarda determinate prescrizioni tecniche relative alla codifica di tessuti e cellule animali.